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Auto che non vedremo più: Dodge Charger

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Pubblicato il 18 July 2023
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Simbolo delle muscle car americane, la Dodge Charger si appresta a lasciare il posto ad una nuova generazione di sportive elettriche

La transizione elettrica non risparmia nessuno, neanche le auto iconiche che hanno segnato varie generazioni. Non fanno eccezione le mitiche Dodge Charger e Challenger, la cui produzione giungerà al capolinea entro quest’anno per lasciare il posto ai nuovi bolidi a batteria. Il concept Daytona SRT fonde gli stili delle due auto sportive e ha anticipato il futuro della casa statunitense, ma prima della definitiva uscita di scena del mitico motore V8 c’è ancora spazio per una passerella finale in grande stile per le due vetture iconiche a 8 cilindri. Charger e Challenger salutano con una serie di edizioni speciali denominate “Last Call”, l’ultima chiamata per i due modelli che hanno fatto sognare generazioni di appassionati da metà anni ’60 a oggi. Riviviamo la carriera della Charger, iniziata nel 1966 sempre con il rombo del mitico motore V8 come colonna sonora.

Auto che non vedremo più: Dodge Charger

Un mito nato a metà anni ’60

La Dodge Charger viene prodotta a partire dal 1966 in risposta alla Pontiac GTO, a cui si deve il lancio delle “muscle car”, le vetture con design aggressivo e un lungo vano motore contenente un V8 con distribuzione ad aste e bilancieri, uno stile lontanissimo dai modelli sportivi del Vecchio Continente. La prima generazione della Charger, costruita dal 1966 al 1978, è una coupé fastback a due porte, con abitacolo a quattro posti. È realizzata sulla piattaforma Chrysler B, la stessa della Coronet, con cui condivide le componenti e monta un motore di base V8 318 (da 5,2 litri) con cambio manuale a tre velocità; anche se sono disponibili motori più grandi e potenti come l’Hemi V8 426.

Il 1968 è l’anno di un profondo restyling, con l’introduzione della motorizzazione a 6 cilindri in linea da 3,7 litri e numerose modifiche a livello estetico come luci posteriori arrotondate e fari a scomparsa. Nel 1971 arriva la terza serie della prima generazione (disponibile in sei diverse carrozzerie), più efficiente per soddisfare le nuove normative su emissioni e sicurezza. Il nome Charger è usato anche in Brasile per un modello basato sulla Dart e prodotto dal 1971 al 1980.

Cambio radicale negli anni ’80

Nel 1981 arriva la seconda generazione, sviluppata sul pianale L della Chrysler, con design che ricorda quello della terza serie della Ford Mustang. In pratica la seconda generazione della Charger è una Dodge 024 a cui viene dato un altro nome. È un’auto compatta con maneggevolezza tipicamente sportiva a trazione anteriore, disponibile solo con carrozzeria hatchback tre porte. Queste le motorizzazioni offerte: Peugeot 6J da 1,6 L, quattro cilindri in linea; Volkswagen EA827 da 1,7 L, quattro cilindri in linea; Chrysler K da 2,2 L, quattro cilindri in linea; Chrysler Turbo I da 2,2 L, quattro cilindri in linea Chrysler Turbo II da 2,2 L, quattro cilindri in linea. La nuova Charger propone due cambi manuali (a quattro o cinque rapporti) e uno automatico a tre marce e resta in produzione fino al 1987, quando viene rimpiazzata dalla Dodge Shadow.

Auto che non vedremo più: Dodge Charger 1

Nel 2006 diventa berlina a 3 volumi

La terza generazione viene commercializzata nel 2006, questa volta come berlina 3 volumi basata sulla piattaforma LX, condivisa con la Chrysler 300C, e segna la linea di discontinuità con le prime due generazioni. Viene offerta in quattro modelli: Charger SE con motore 2.7L V6 Hemi da 178 CV; Charger SE Plus e Charger SXT con 3.5L V6 Hemi da 250 CV; Charger R/T con 5.7L V8 Hemi da 340 CV e Charger SRT8 con 6.1L V8 Hemi da 425 CV. Quest’ultima scatta da 0 a 100 km/h in 5 secondi, raggiungendo la velocità massima di 265 km/h e presenta alcune novità rispetto alle altre: il frontale è migliorato con diverse prese d’aria per raffreddare il propulsore e i freni; mentre sul cofano posteriore c’è uno spoiler per aumentare la tenuta di strada. Gli interni sono in pelle scamosciata e i sedili presentano una foggia sportiva ispirata alle auto da competizione. Nel 2007 viene prodotta una versione speciale della SRT8, la Super Bee, con carrozzeria gialla e bande nere e loghi Super Bee sulle fiancate posteriori.

Nel 2011, con l’arrivo del gruppo Fiat, esordisce una nuova generazione della berlina Charger con più tecnologia e adeguamenti ecologici dei motori. Nel 2014 arrivano restyling, aggiornamento meccanico e di equipaggiamento per la Charger R/T, ora dotata di propulsore Hemi V8 5.7 da 370 CV con cambio TorqueFlite a otto rapporti. Sempre nello stesso anno viene presentata la Charger SRT Hellcat, con V8 6.2 gestito da un cambio automatico a otto rapporti da 707 CV di potenza con 880 Nm di coppia, per una velocità massima di 328 km/h.

La serie “Last Call” per chiudere in grande stile

Alle edizioni speciali, fabbricate in tiratura limitata, è affidato il compito di accompagnare alla pensione la storica vettura statunitense. Charger Super Bee, Charger Scat Pack Swinger e Charger King Daytona (che non è disponibile per l’Europa) sono gli allestimenti, creati da Dodge, ispirati ai modelli del passato con livree e altri dettagli esclusivi. Tutti hanno il mitico motore V8 Hemi di 6,4 litri, una targa commemorativa “Last Call” sotto il cofano e le scritte “Designed in Auburn Hills” e “Assembled in Brampton” che ne certificano al provenienza.

La Charger Super Bee monta il V8 da 485 CV e ha il cofano dedicato con prese d’aria laterali, cerchi da 20 pollici (18” nella versione Widebody) e sospensioni adattive con modalità Drag. La Charger Scat Pack Swinger è ispirata al nome della versione venduta negli anni ’60 e ’70 e prevede carrozzeria Widebody, cerchi dorati da 20” e propulsore V8 da 485 CV.

Dodge Charger: prezzo, dimensioni e caratteristiche 6

Protagonista al cinema e in tv

La Charger è entrata nelle case di tutti gli appassionati di motori, anche grazie al ruolo in “Bullitt”, film del 1968 premiato con un Oscar per il miglior montaggio. Nell’inseguimento di oltre 10 minuti fra le salite e discese di San Francisco, una Dodge Charger R/T nera guidata dal sicario Bill Hickman, dà la caccia alla Ford Mustang GT390 Fastback con al volante il tenente della squadra omicidi, Steve McQueen.

Ancora una R/T, questa volta arancione e con il numero 01 sulle portiere, ha un ruolo da protagonista. Cambia lo schermo, dal grande al piccolo: la mitica auto sportiva salta e sfreccia imprendibile nel telefilm Hazzard (trasmesso dal 1979 al 1985 negli Stati Uniti e dal 1981 al 1986 in Italia), con i cugini Bo e Luke che la rendono ancora più leggendaria grazie all’insolito modo di salire a bordo, passando dal finestrino con la portiera chiusa.

Pubblicato il 18 July 2023
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