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Fabbrica Lamborghini: dove nascono le supercar del Toro

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Pubblicato il 26 March 2023
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Sant’Agata Bolognese è da sempre la casa di Lamborghini. Qui dal 1963 nascono tutte le supercar del mitico costruttore emiliano

Sant’Agata Bolognese è sempre stata la casa di Lamborghini. Il brand icona delle auto sportive italiane, ora controllato dal Gruppo Volkswagen, non ha mai abbandonato le proprie origini. Nella cittadina emiliana il marchio italiano ha mosso i primi passi, fino a diventare la leggenda che tutti conosciamo.

Il quartier generale del marchio italiano, famoso in tutto il mondo, ospita anche la sede e il museo del marchio e sorge su una superficie complessiva di 160.000 metri quadrati, dove lavorano oltre 1.700 dipendenti, per una capacità produttiva di oltre 8.000 veicoli l’anno.

Gli inizi

La storia del complesso produttivo parte con la fondazione del brand, il 7 maggio del 1963, a cui segue la costruzione ex-novo dello stabilimento di Sant’Agata Bolognese, che l’anno successivo inizia a sfornare la 350 GT, la prima granturismo del Toro. Vengono prodotte 400 unità costruite con tecniche quasi del tutto artigianali, al pari di 400 GT e 400 GT 2+2. Nel 1966 arriva Miura, una delle prime GT con motore posteriore, prodotta in tre serie e 763 esemplari, che dà il via al mito di Lamborghini.

Fabbrica Lamborghini: dove nascono le supercar del Toro 1

La crisi negli anni ’70 e ‘80

Nei primi anni ’70 Ferruccio Lamborghini abbandona la guida del marchio, decisione che spalanca le porte ad anni difficili con tanti cambi di proprietà. L’azienda viene comprata dagli imprenditori Georges-Henri Rossetti e René Leimer, che non riescono a rilanciarla. Nel 1978 il tribunale di Bologna mette lo stabilimento di Sant’Agata in amministrazione controllata; tre anni più tardi sono i fratelli Mimran, giovani imprenditori dello zucchero, a comprare Lamborghini. Vengono prodotte Jalpa e LM002, unico fuoristrada del Toro, e un nuovo motore V10. Nel 1987 l’azienda è di nuovo in vendita e in poco più di 10 anni si alternano vari proprietari: Chrysler, l’indonesiana Megatech, V’Power Corporation e la malese MyCom Bhd. Per tanto tempo l’unica vettura a listino è la Diablo, erede della Countach.

La rinascita grazie ad Audi

Le cose cambiano nel 1988. Il brand passa sotto il controllo del Gruppo Volkswagen che riorganizza e ammoderna l’impianto di Sant’Agata Bolognese: alla dinastia delle V12, rappresentata dal 2001 dalla nuova Murciélago, viene affiancato un secondo modello più compatto a 10 cilindri con motore di nuova progettazione, la Gallardo, prodotta dal 2003 al 2013 in oltre 14.000 esemplari. Visto il successo e il nuovo interesse per il brand, il colosso tedesco punta su un terzo modello, il primo destinato a grandi volumi: il Suv Urus. È realizzato su una piattaforma premium del gruppo Volkswagen e avrebbe dovuto essere costruito a Bratislava insieme alla cugina Porsche Cayenne, ma alla fine la produzione resta in Italia. Nel 2016 il comprensorio di Sant’Agata Bolognese passa da 80.000 a 160.000 metri quadrati che includono la sede, le linee di produzione delle supercar Aventador e Huracan, quelle nuove destinate a Urus e un museo rinnovato dedicato alla Casa e a Ferruccio Lamborghini.

Fabbrica Lamborghini: dove nascono le supercar del Toro 3

Futuro sostenibile e a zero emissioni

La sostenibilità è al centro del rinnovamento di Sant’Agata. Il futuro del marchio è orientato verso l’elettrico: le basi sono state poste nel 2010 con la costruzione del più grande impianto fotovoltaico di tutta l’Emilia-Romagna. Lamborghini è la prima azienda ad aver raggiunto la neutralità nelle emissioni nella fase di produzione, per merito di una superficie in fotovoltaico di oltre 14.600 metri quadrati e una potenza di 2,2 MW che consentono di produrre 2,5 milioni di kWh di energia elettrica all’anno, riducendo le emissioni annuali di CO2 di 2.000 tonnellate.

Non dimentichiamo l’impianto a biogas di Nonantola che fornisce l’acqua calda (85° C) all’azienda, permettendole di risparmiare soldi e risorse. Inoltre il marchio italiano ha costruito un parco di oltre 10.000 querce che in 10 anni dovrebbe essere in grado di assorbire circa 330 tonnellate di CO2 dall’atmosfera. Nel 2020 l’azienda è riuscita a riciclare il 56% dei rifiuti speciali prodotti.

Pubblicato il 26 March 2023
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