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Materie prime: l’importanza dell’estrazione “green”

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Pubblicato il 31 July 2023
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L’auto elettrica per essere “green” deve avere una filiera a impatto zero. Ecco le ultime soluzioni per l’estrazione delle materie prime

Costruire vetture elettriche che non emettono gas di scarico è soltanto una parte della transizione energetica. La questione è molto più complessa e riguarda anche le risorse: quelle da impiegare per la produzione di energie pulite devono essere sostenibili. In altre parole anche il processo produttivo che porta alla fabbricazione delle auto elettriche deve essere sostenibile e a basso impatto ambientale, altrimenti i benefici sarebbero pochi se non addirittura nulli.

Se prendiamo in considerazione le materie prime, il problema non è di facile soluzione. Un aumento  esponenziale della produzione di auto elettriche si traduce nel ricorso massiccio all’uso di materiali, tra cui litio e rame, che di solito vengono ricavati attraverso procedimenti che hanno un grande impatto sull’ambiente. Accrescere la loro produzione e, contestualmente, ridurre il loro impatto è una delle sfide più dure della transizione energetica: per questo ci sono alcune aziende che hanno già iniziato a portare avanti metodi alternativi per l’estrazione dei metalli da impiegare nell’assemblaggio delle vetture elettriche.

Gli scarti diventano un tesoro

Con la necessità, divenuta imprescindibile, di ottenere risorse in maniera sostenibile, l’industria ha dovuto rivedere le proprie strategie e riconsiderare anche alcune tecniche che fino a poco tempo fa sembravano poco redditizie. Fissando l’attenzione sull‘estrazione dei metalli, i processi più gettonati sono quelli che permettono di ottenere le stesse materie prime da detriti e materiali di scarto, dando in questo modo un netto taglio al consumo energetico e alle emissioni del processo, aspetti diventati al giorno d’oggi importanti quanto i volumi produttivi e i margini di guadagno.

Il rame e il litio, indispensabili per la produzione di auto elettriche, dovrebbero continuare a essere anche per i prossimi anni i due metalli più impiegati nella realizzazione delle batterie e, nel caso del rame, anche di tutti i componenti elettrici. Gli analisti prevedono che, da qui al 2035, la domanda possa crescere di più del doppio rispetto a oggi: in uno scenario simile il riciclo dei prodotti a fine vita e processi di approvvigionamento sostenibili diventano due punti chiave per tutte le imprese del settore.

Auto elettrica: la batteria del futuro è allo stato solido 1

Corsa al rame dai materiali di recupero

La “lisciviazione catalitica” è la strada scelta da varie industrie per la produzione di rame. Questa tecnica consente di estrarre il rame presente in basse concentrazioni in detriti e vari materiali di scarto. Fino a ora tale processo era stato accantonato: le industrie preferivano estrarre il rame dalle concentrazioni più ricche, ma con la transizione energetica è cambiato tutto e una tecnica che riduce le operazioni di scavo e abbassa fino al 40% le emissioni diventa giocoforza una priorità.

Alcune case automobilistiche hanno già puntato su questo processo e hanno acquistato quote di partecipazione nelle società pioniere di questa tecnica. BMW è entrata in affari con la statunitense Jetti Resources; mentre ultimamente anche il gruppo Stellantis ha fatto sapere di aver rilevato il 14% della McEwen Copper, azienda che, nella miniera Argentina Los Azules, ha dato il via un progetto per l’estrazione di grandi quantità di rame a basse emissioni. Da qui al 2027 l’obiettivo è riuscire a produrre 100.000 tonnellate all’anno di rame dalla purezza vicina al 100% con riserve in grado di poter garantire le attività produttive dei propri clienti per più di 30 anni.

Arriva la produzione di litio “pulito”

Il gruppo Stellantis non si ferma al solo rame sostenibile e fa il bis anche con il litio, nella speranza di centrare l’obiettivo delle zero emissioni per il 2038. Il litio si trova nelle miniere, nei deserti e nei laghi salati e l’estrazione con le tecniche tradizionali, con evaporazione di salamoie estratte dal sottosuolo in grandi vasche, è molto impattante per quanto riguarda energia e risorse. Il nuovo processo prevede l’utilizzo di salamoie geotermiche mediante impianti in grado di ricavare da queste anche anche energia rinnovabile da reimpiegare nel trattamento del materiale grezzo.

Stellantis ha siglato un accordo a lungo termine con Controlled Thermal Resources per ottenere 25.000 tonnellate all’anno di idrossido di litio da impiegare per alimentare le proprie fabbriche di batterie nell’America del Nord. Questa azienda usa il giacimento nel sito geotermico di Imperial, che si trova in California, e un processo a ciclo chiuso che si auto-alimenta grazie all’energia pulita generata dal calore e dalla pressione nel sottosuolo. Operazione simile anche in Europa per Stellantis, che ha firmato un accordo identico con l’impresa tedesca Vulcan, che nel quinquennio 2026-2030 darà al gruppo automobilistico italo-francese dalle 16.000 alle 20.000 tonnellate all’anno di idrossido di litio ricavato con emissioni basse.

Pubblicato il 31 July 2023
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