Da quando lo scorso aprile Donald Trump ha introdotto dazi del 25% sulle auto e sulla componentistica importata negli Stati Uniti, Stellantis ha perso 300 milioni di euro.
L’ha ammesso in una nota la stessa Casa, spiegando che le perdite sono dovute non solo alle barriere economiche, ma anche al calo della produzione che il Costruttore si è auto-imposto dopo aver appreso delle tariffe.
Calo del 25%
Non è ancora il momento di interrompere le importazioni negli USA, come invece ha già fatto il gruppo Jaguar Land Rover, però la situazione resta critica per tutti i quattordici marchi di Stellantis.
Da aprile a giugno, infatti, la Casa ha avuto un calo del 25% delle importazioni negli Stati Uniti rispetto allo stesso periodo del 2024. A dire il vero, Stellantis continua a registrare perdite evidenti già da tempo, con i dazi che diventano un ostacolo in più.

Non solo dazi: i problemi strutturali per Stellantis
Il risultato è netto: nel primo semestre 2025, infatti, le perdite sono state di 2,3 miliardi, a fronte di ricavi complessivi di “soli” 74,3 miliardi. Nello stesso periodo, i veicoli consegnati sono stati 1,4 milioni, in calo quindi del 6% rispetto al 2024.
Un calo dovuto ai dazi, ma anche alle contromisure che il nuovo ad Antonio Filosa sta prendendo per risistemare i prodotti in Europa. Dove, spiega la Casa, “diversi modelli sono in fase di accelerazione dopo i recenti lanci, oppure in attesa di avvii di produzione previsti per la seconda metà del 2025”.
Due esempi sono la Fiat 500 ibrida e la Jeep Compass.
Un’altra spada di Damocle per Stellantis: i dazi in Brasile
Poi c’è la minaccia brasiliana. Trump ha infatti minacciato il governo del Paese sudamericano di alzare le tariffe fino al 50% se il Paese non rinuncerà a perseguire legalmente Jair Bolsonaro.
L’ex presidente e alleato di Trump, infatti, è sotto inchiesta per un presunto colpo di stato organizzato nel 2022.
Questa situazione è grosso problema per Stellantis, che in Brasile ha tre fabbriche dove produce diversi veicoli Fiat, Jeep e Citroen.