C’è un motivo per cui un’auto elettrica usata non ha troppo successo sul mercato: dopo anni e chilometri di utilizzo, le loro batterie sono “consumate” e non garantiscono le stesse prestazioni promesse all’immatricolazione.
Il motivo è il degrado che si crea dopo cicli continui di carica e scarica. La conseguenza è che l’elettrico usato costa pochissimo ed è poco efficiente. Per questo Bosch ha ideato una soluzione.
L’idea di Bosch
Si chiama “User Certificate To Go” ed è uno strumento di diagnosi che fotografa lo stato di salute dell’accumulatore di un’auto elettrica usata. Il colosso tedesco l’ha presentato a inizio maggio, e le novità interessanti non sono poche.
A partire dalle modalità di utilizzo. Basta infatti collegare un piccolo dispositivo di lettura chiamato “dongle” alla centralina attraverso il connettore universale per ricevere tutti i dati necessari all’analisi.
Prima di usarlo, però, bisogna accertarsi che l’auto sia in carica almeno del 20%. Il processo di verifica durerà pochi minuti e trasmetterà le informazioni alla piattaforma digitale di Bosch. Da lì si potrà poi scaricare un “certificato” che racconta come sta la batteria.
Tra i dati resi disponibili dalla carta ci sono le percentuali residue e altri parametri di contorno come la nuova autonomia. In più, le misurazioni avvengono partendo dalla capacità lorda della batteria, per essere ancora più precisi.
A chi è rivolto
Bosch ha pensato il dispositivo per concessionari e operatori dell’automotive che lavorano con l’usato, in modo da capire esattamente in che condizioni è la batteria di un’auto elettrica usata grazie a un dispositivo “terzo”, non prodotto da un particolare costruttore.
Altro vantaggio, il funzionamento via cloud per la trasmissione delle informazioni contenute nel certificato: questo permette di inviare i dati delle rilevazioni anche a distanza, rendendo lo strumento estremamente pratico.
Terzo e ultimo vantaggio, non richiede installazione: basta attaccarlo a un’auto in carica e staccarlo quando l’analisi è avvenuta.