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Volkswagen Polo, storia di una citycar diventata grande

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Pubblicato il 30 January 2018
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Nata nel 1974, la Polo di casa Volkswagen è arrivata nel 2017 alla settima generazione!

Incredibile ma Polo. La ex piccola di casa Volkswagen ha una storia da raccontare perfino superiore a quella della sorella maggiore Golf. È Polo che fotografa come poche altre vetture l’evoluzione del mercato automobilistico europeo, la fine della categoria delle utilitarie e perfino il fenomeno del cross sizing, ovvero la tendenza di tutte le auto ad aumentare di dimensioni negli anni e nelle generazioni, salendo nel livello di equipaggiamenti per tentare i clienti in arrivo da vetture di categoria superiore. Polo racconta moltissimo di ciò che guidiamo oggi.

1974: l’anno di nascita

Se Golf nasce ufficialmente nel 1974, ecco che proprio questa è la prima data che fa da parametro all’avventura di Volkswagen Polo. In Europa si comincia allora a ragionare di hatchback, berline a due volumi, una formula che il gruppo Volkswagen decide di replicare sempre nel 1974 con una vettura che ci sarà utile, l’Audi 50, a trazione anteriore. Come sapete, la casa dei quattro Anelli dovrà aspettare il modello A1 datato 2010 per ottenere un vero successo tra le citycar. Trentasei anni prima, Audi 50 fu un sostanziale fiasco, per questioni di prezzo. Nel 1975 arrivò l’idea di dare però un nuovo senso a questa vettura, producendone una variante identica nella meccanica ma più razionale negli equipaggiamenti e nel listino, questa volta a marchio Volkswagen. L’idea fu quella di inventare la Polo. Era lunga 351 centimetri, larga 156 e alta 134, con un peso che non superava i 700 kg: questa è la carta di identità della sua prima generazione. Numeri microscopici visti con gli occhi di una evoluzione che ha aggiunto alla prima altre cinque generazioni, per un totale di oltre 14 milioni di esemplari.

L’idea è andata cambiando, ma evidentemente era azzeccata fin da subito. La Polo si ritrovò ad essere la risposta migliore alla crisi petrolifera e al rincaro della benzina di quegli anni, con motorizzazioni quattro cilindri da 0,9 e 1,1 litri, a cui sia aggiunse la Polo GT 1,3 litri: aveva 60 cv di potenza e consentiva una velocità massima di 154 km/h.

1981: la seconda generazione

Nel 1981 viene il momento della Polo seconda generazione, una vettura praticamente eterna, considerando il fatto che restò in produzione fino al 1994, un tempo quasi doppio rispetto all’attuale vita utile di qualsiasi modello. Polo 2, con il suo design da mini station wagon e una solidità costruttiva divenuta proverbiale si ritrova ad essere perfino una protagonista storica nell’epoca della caduta del muro di Berlino. C’è lei tra i primi desideri degli ex cittadini della Germania Est in fuga dal comunismo e dalla dittatura delle Trabant. A Ovest, nel frattempo, con questa vettura si andava già parecchio oltre il concetto di citycar. Accanto ad un motore 1.000 benzina “di ingresso” debutta un 1.3 da 113 cv equipaggiato con compressore volumetrico: Polo G40 apre un’epoca per Volkswagen, con Golf G60 che la seguirà. Su questo modello fanno la loro comparsa anche l’iniezione elettronica al posto del carburatore e il catalizzatore. Certo, le versioni 1,3 e 1,4 litri Diesel hanno rispettivamente 45 cv e 48 cv, ma sono già scoccati i tempi moderni.

1994: la terza generazione Polo

Della terza generazione parliamo soltanto a patto che ricordiate la lunghezza della prima: 351 cm. Polo 3 ne misura 371. L’evoluzione della specie che si scatena dal 1994 in poi regala a questa vettura un nomignolo del tutto immeritato di “Baby Golf”. È ingeneroso per un modello che ha una qualità sua e anche generosità, visto che apre la strada alla nuova Seat, entrata a far parte ormai da tempo della galassia Volkswagen, ma bisognosa di un modello di alto livello per riproporsi. Sul pianale della Polo 3 nasce infatti la nuova Ibiza. La tedesca ha da offrire alla spagnola un design che non è più costruito attorno al bagagliaio per ottenere una piccola wagon, ma ha una personalità a due volumi rassicurante anche per clienti in arrivo da vetture più grandi. Non a caso, è venduta per la prima volta anche con carrozzeria a cinque porte.  Polo 3 ha interni di altissima fattura costruttiva, con materiali e assemblaggi che fanno arrossire le rivali del tempo, e anche qualcuna attuale. Molti i motore a disposizione, dal 1.000 a benzina da 50 Cv all’ottimo 1.4 16V in edizioni da 75 cv e 101 cv. Quest’ultima è l’alternativa più gustosa al 1.6 16V della versione GTI: con 125 cv è il più potente mai montato su una Polo fino ad allora, e consente di superare i 205 km/h di velocità massima.

2002: la quarta generazione

Se poi anche Polo sbaglia, lo fa nettamente con la sua quarta generazione. Nel 2002 debutta una vettura con un design ben poco elegante e soprattutto reso pesante dalla scelta di adottare non due ma quattro fari anteriori. È oggettivamente brutta e fa proposte discutibili come la sua versione Fun con passaruota di plastica scura che anticipavano, piuttosto male, il look di un Suv urbano. Nel 2005 Volkswagen corre ai ripari ristilizzando completamente il frontale, tornato ad una unica coppia di proiettori e mettendo mano alle motorizzazioni. Da ricordare per Polo 4 non c’è certo il 3 cilindri 1.2 da 60 cv, ma piuttosto l’arrivo del 1.4 FSI da 86 cv, ovvero con la tecnologia di iniezione diretta di benzina che il gruppo porta avanti ancora oggi. In cima alla gamma spunta la Polo GTI con motore 1.8 litri turbo a cinque valvole per cilindro di derivazione Audi e 150 cv, disponibile anche in una versione da 180 cv. Un modo per farsi perdonare.

2009: quinta generazione

Volkswagen comunque poteva solo non ripetere l’errore, e nel 2009 non successe. Polo quinta generazione, quella per altro appena andata in pensione, rappresenta il modello del rilancio. Il design diventa molto aggressivo nel frontale e avvolgente al  posteriore: dal confronto con Golf ne esce in modo magnifico. Volkswagen non si risparmia sulla meccanica, con sospensioni curatissime e un avantreno molto direzionale che consente una guida veloce e precisa. Polo 5 ha un telaio irrigidito, ma anche alleggerito, più spazio per i passeggeri e una qualità costruttiva degli interni degna di una categoria superiore. Non a caso, viene eletta Auto dell’Anno 2010: prima di lei solo la ottima Golf terza generazione aveva conquistato questo premio, nel 1992. Succederà ancora con Golf nel 2013 e Passat nel 2015. Tra le grandi, Polo 5 non si priva di nulla. Propone motori a benzina tre cilindri 1,2 a basso consumo, riceve dalla banca del Gruppo il cambio DSG a doppia frizione 7 marce e si prende anche il lusso di andare oltre i limiti di velocità che finora si era concessa.  La versione GTI adotta un propulsore quattro cilindri turbo 1.8 da 192 cv di potenza. Oltre c’è la strabiliante variante R Wrc, finora la Polo più potente mai prodotta. Prodotta in solo 2.500 unità, è ispirata al modello che gareggia nel Campionato Mondiale Rally e adotta un motore  2.0 TSI turbo benzina ad iniezione diretta da 220 cv che consente una accelerazione da 0 a 100 km/H in 6,4 secondi e 243 km/h di velocità massima.

2017: sesta generazione

Proprio lui, il motore 2.0 TSI turbo benzina “depotenziato” a soli 200 Cv batte nella GTI 2017, edizione più sportiva della Polo sesta generazione disponibile in Italia dallo scorso ottobre. È alta 144 centimetri, larga 175 e soprattutto lunga 405 centimetri, ovvero 54 cm in più del modello presentato nel 1975. Incredibile ma è Polo.

Pubblicato il 30 January 2018
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