In guerra ci sono attacchi e contrattacchi, e non solo quando la si fa con le armi. Nel conflitto commerciale innescato dalla decisione del presidente Donald Trump di imporre dazi alla Cina del 145%, infatti, ora è arrivata anche la risposta del Dragone.
Dallo scorso aprile, infatti, il presidente cinese Xi Jinping ha reso più difficile esportare le terre rare prodotte nel Paese. Come? Imponendo alle aziende del settore di passare dagli uffici governativi di Pechino per ottenere il via libera prima di portare i loro prodotti sui mercati esteri.

Un iter che potrebbe richiedere anche due o tre mesi, e che sta tenendo le spedizioni ferme per tempi insostenibili. Non un dazio, dunque, ma qualcosa di molto più sottile.
Si tratta di una mossa che avrà l’effetto di rallentare i ritmi del commercio internazionale. A mettersi le mani nei capelli sono soprattutto le Case automobilistiche. Non solo negli USA, ma anche in Europa.
Il dominio cinese sulle terre rare
La Cina estrae il 60% delle terre rare presenti a livello globale, e costruisce il 90% dei magneti a terre rare che finiscono nei telefoni cellulari e dei powertrain delle auto elettriche di tutto il mondo.
Si tratta di materiali preziosi: 17 elementi che il Paese del Dragone estrae grazie a un processo lungo e inquinante. E di cui è molto geloso.

Già nel dicembre 2023, infatti, Pechino aveva deciso di impedire l’export di qualsiasi strumentazione tecnica in grado di produrre i magneti a terre rare, oggetti in grado di produrre campi magnetici molto forti.
La mastodontica burocrazia cinese aveva colpito anche il mercato interno, dove vige un sistema di quote decise dal Partito Comunista e che favorisce soprattutto le aziende controllate dallo Stato.
Le conseguenze
Il commissario europeo con delega al commercio Maros Sefcovic ha definito a inizio giugno “allarmante” la situazione nell’industria automobilistica europea dopo la decisione di Xi.
Anche le aziende sono pessimiste. La conversione all’elettrico di tutte le Case europee (da realizzare per legge entro dieci anni) dipende quasi esclusivamente dalle terre rare cinesi.
“Dallo scorso aprile, centinaia di richieste di via libera sono state depositate, ma solo un quarto è stata approvata” ha detto la European Association of Automotive Suppliers.

Secondo il Financial Times, la mancanza di minerali critici ha già costretto allo stop decine di stabilimenti in USA e UE, mentre altri potrebbero resistere meno di un mese.
Mentre Stellantis spiega di essere “riuscita a risolvere immediatamente i problemi di produzione senza interruzioni significative”, infatti, Ford ha già sospeso per una settimana la produzione in uno stabilimento di Chicago, mentre Suzuki ha interrotto le linee della Swift in Giappone.
Donald Trump e Xi Jinping si sono sentiti telefonicamente per discutere del tema, e sul suo social “Truth” il presidente USA ha scritto che “non dovrebbero esserci più questioni” sull’export di terre rare. Ora bisogna capire cosa succederà, ma l’impressione è che la guerra sarà ancora lunga.