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Auto elettrica: il problema etico dietro la produzione delle batterie

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Pubblicato il 3 June 2022
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La filiera produttiva delle batterie porta con sé una lunga serie di problematiche etiche ed economiche alle quali i brand stanno dando soluzione

Realizzare la batteria per un’automobile elettrica non è per niente un gioco da ragazzi. Per la sua produzione sono necessari diversi materiali, molti dei quali sono di difficile estrazione e il cui reperimento è possibile solo in alcune particolari zone del pianeta. Tutto questo, unito alla sempre crescente domanda di materie prime per la produzione delle batterie, ha portato ad un esponenziale innalzamento dei prezzi, unito ad una sempre più alta attenzione sociale sul tema.

Prezzi in salita

Ma andiamo per gradi e cominciamo a parlare di costi. Ad oggi le materie prime principali utilizzate per la produzione delle batterie sono il cobalto, il litio e il nichel. Nel 2019 il cobalto veniva venduto ad un prezzo di 32.700 dollari per tonnellata, il litio a 13.000 dollari per tonnellata e il nichel a 14.000 dollari per tonnellata. Ora, a distanza di tre anni, il cobalto è schizzato a 80.000 dollari per tonnellata, il litio a 54.000 dollari e il nichel a 36.500 dollari. Tuttavia, secondo gli analisti, questo “gioco al rialzo” sarebbe destinato ad esaurirsi presto e nei prossimi due anni i prezzi dovrebbero tornare a medie più ragionevoli, pur restando lontane dai prezzi del 2019.

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Il problema dello sfruttamento

Ma alla questione economica, quando si tratta di batterie si somma la ben più pressante questione etica. L’estrazione delle materie prime porta ad un pesante problema sociale rappresentato dallo sfruttamento degli operai all’interno delle miniere. In molti siti di estrazione, specialmente in Congo, non esistono enti di controllo e spesso nelle miniere si trovano a lavorare anche donne e bambini in condizioni precarie.

C’è chi ha la soluzione

Proprio per questo motivo, sono sempre di più i costruttori che stanno cercando di mettere a punto processi produttivi quanto più trasparenti possibile. Tra questi spicca BMW, che nonostante ad oggi non produca le batterie in autonomia, ma si affidi a terzi, ha deciso di acquistare personalmente le materie prime per avere un maggiore controllo sulla filiera, per poi fornire le materie acquistate al costruttore di batterie. E BMW non è l’unica. Anche Volvo ha annunciato processi simili sfruttando le blockchain.

Pubblicato il 3 June 2022
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