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Piattaforme modulari: cosa sono e da chi vengono sviluppate

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Pubblicato il 6 August 2021
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Buona parte dei modelli di nuova produzione nascono su piattaforme modulari messe a punto per fare da base a vetture anche molto diverse tra loro

Si possono costruire  vetture di varie dimensioni partendo dalla stessa base? Sì, è più o meno possibile grazie alle piattaforme modulari, una specie di matrici universali che rendono flessibile al massimo lo sviluppo dei vari modelli di autovetture. Ma prima di tutto occorre fare chiarezza sul significato di piattaforma. Anche detto pianale o telaio, la piattaforma è l’elemento tecnico intorno al quale viene sviluppato un veicolo, chiamato ad ospitare la maeccanica e responsabile delle proporzioni finali che avrà questo veicolo. Detto questo, le piattaforme modulari sono quelle che, grazie alle loro caratteristiche, possono essere modificate nelle dimensioni, per fare da base a modelli appartenenti a segmenti diversi.

Risparmi importanti

I vantaggi offerti da queste piattaforme sono facilmente intuibili: la standardizzazione di alcune parti strutturali ed elementi di sostegno, ma anche dei moduli che formano il pianale vero e proprio, e soprattutto di meccanica, motori, cambi, trasmissioni ed equipaggiamenti in modo da renderli utilizzabili per i vari modelli di auto prodotti. In questa maniera è possibile uniformare gran parte della produzione, procedure e macchinari, facendo risparmiare anche il 40% sui costi di sviluppo e produzione di ciascun modello e il 30% sui componenti rispetto agli anni in cui tutti i modelli – o perlomeno tutti i segmenti – avevano uno sviluppo autonomo e basi create appositamente.

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Gruppo Volkswagen

Volkswagen è stato il primo gruppo ad adottare una piattaforma ultraflessibile: la Mqb utilizzata per veicoli a motore anteriore trasversale e con trazione anteriore o integrale, l’architettura più diffusa, che ha sostituito i tre pianali PQ25, 35 e 46, quelli che vedevano la produzione di Polo, Golf e Passat e tutti i modelli da loro derivati con i marchi Seat, Skoda e Audi. L’Audi la utilizza solo per A1, A3, TT, Q3 e Q2; mentre i modelli dalla A4 alla A8 (Suv compresi) vengono prodotti sulla Mlb Evo, una piattaforma per modelli a motore longitudinale, che vede la produzione anche dei Suv Bentley Bentayga, Lamborghini Urus e Porsche Cayenne.

Il pianale Mqb ha misure totalmente variabili, ad eccezione di due che sono il punto di partenza per ogni modello: la distanza tra l’asse anteriore e la pedaliera e la posizione del serbatoio. Per il resto passo, carreggiate, fisionomia e tutto il resto possono essere modificate a piacimento, permettendo di sviluppare dalle utilitarie fino alle ammiraglie. Unica deroga è la piattaforma delle city car Volkswagen up!, Seat Mii e Skoda Citigo. Inoltre, il pianale Mqb può ospitare modelli con alimentazione alternativa e ibrida, ma per le auto elettriche pure di nuova generazione inaugurate dalla ID.3 c’è la piattaforma Meb, che sarà utilizzata per 27 EV entro la fine del 2022, tra cui Audi Q4 e-tron, Cupra Born eSkoda Enyaq.

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Occhio al futuro

Volkswagen, a partire dal 2024, ha annunciato l’utilizzo di una piattaforma modulare e scalabile: la Scalable systems platform (Ssp) che fa parte del progetto Artemis di Audi. La Ssp condividerà alcuni elementi con Meb e con la nuova Ppe, che a partire dal 2022 sarà usata sulla versione elettrica della Porsche Macan, per essere successivamente sostituita dalla nuova Ssp.

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Stellantis

Anche gli altri grandi costruttori di automobili utilizzano le piattaforme modulari. I modelli dell’ex Gruppo PSA adotta la piattaforma Emp2 per tutti i modelli compatti e superiori e la Cmp per le nuove utilitarie (208, 2008, Opel Corsa e Mokka) mentre Citroën la usa per la nuova C4 e le prossime generazioni di C3 e derivate. Dopo la costituzione del gruppo Stellantis, per le auto elettriche saranno utilizzate quattro nuove piattaforme.

  • Stla Small: per modelli compatti, citycar e SUV di segmento B con un’autonomia fino a 500 km.
  • Stla Medium: dedicata a vetture premium, principalmente di segmento C e D, sia SUV sia berline con un’autonomia fino a 700 km.
  • Stla Large: per ammiraglie e vetture sportive, comprese le “eMuscle car” americane annunciate da Dodge con un’autonomia fino a 800 km.
  • Stla Frame: per pick-up e veicoli commerciali con un’autonomia fino a 800 km. Le nuove piattaforme sono state progettate per essere il più possibile versatili e flessibili.

La Stla Large può ospitare modelli con lunghezze comprese tra i 4,7 e i 5,4 metri e con larghezze tra gli 1,9 e i 2,03 metri. Su questa piattaforma nasceranno otto modelli in cinque anni, mentre in totale, con le quattro piattaforme, una volta a regime, saranno prodotte due milioni di auto elettriche all’anno.

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Gruppo Renault

Il gruppo Renault-Nissan-Mitsubishi si avvale delle varie versioni della piattaforma Cmf (Common Module Family): la A per le nuove piccole come Kwid e Dacia Spring, la B per le utilitarie come Clio, Captur, Nissan Juke e Dacia Sandero, la C/D per i modelli compatti e medi come Megane e Qashqai, fino alla Espace. C’è anche la Cmf-EV per le nuove elettriche, inaugurata da Nissan Ariya.

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Toyota

Toyota ha inaugurato qualche anno fa la nuova Tnga (Toyota New Global Architecture), anche in questo caso pensata in varie versioni: la B per Yaris e Yaris Cross, la C per Corolla, Prius e derivate, la K per RAV4 e tutte le berline e i SUV di taglia media.

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Hyundai-Kia

Hyundai e Kia utilizzeranno la nuova E-Gmp (“Electric Global modular platform”). Da questa piattaforma saranno prodotte la Ioniq 5, la versione di serie della concept Kia Imagine e altre vetture, per un totale di 23 modelli con caratteristiche differenti tra loro: Suv, berline e auto ad alte prestazioni. Sulla E-Gmp sarà possibile montare anche un motore elettrico posteriore ad alto regime di rotazione integrato in un unico modulo con trasmissione e inverter.

Pubblicato il 6 August 2021
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